
Agli inglesi piace un sacco viaggiare nel tempo. Se dovessimo fare una classifica dei loro hobby si piazzerebbe tra il fare colazione con bombe ipercaloriche e gli orologi giganti.
Uno dei pionieri in questo ambito fu H. G. Wells, autore per altro de “La Guerra dei Mondi”. Fu il primo a ipotizzare la possibilità di creare una vera e propria macchina del tempo e da questa sua piccola idea rivoluzionaria sono stati tirati fuori un film ed il successivo remake, chiamato appunto “The time machine”. Questo film è stato portato in sala da Simon Wells, un regista anch’esso britannico, co-regista anche di “Quattro dinosauri a New York” e consulente in due film di “Ritorno al Futuro”. Insomma, uno a cui i salti temporali piacciono veramente tanto.
Gli inglesi sono così ossessionati dai viaggi nel tempo che persino quando devono fare un programma educativo riescono a trovare il modo di piazzarceli.
Per mostrare la mentalità degli antichi Atzechi non c’è niente di meglio di una cabina telefonica blu della polizia che viaggia nel tempo e nello spazio e traduce in tempo reale qualsiasi lingua presente, passata e futura, che sia terrestre o aliena.
Il problema principale del viaggio temporale è la quantità di casino che puoi creare se non lo sai usare bene. Non puoi semplicemente tornare indietro nel tempo e cambiare gli eventi a caso. O meglio, puoi, ma se non vuoi produrre qualcosa senza il minimo senso logico devi trovare un modo per aggirare i paradossi. Sotto questo aspetto forse Doctor Who, per quanto sotto altri aspetti sia un capolavoro, è uno dei prodotti meno studiati: durante gli anni, soprattutto nella nuova produzione partita nel 2005, sono stati creati diversi paradossi risolti in modi che hanno sfiorato più volte il “That’s magic“, ad esempio l’episodio dove Rose salva suo padre, morto in un incidente d’auto, e tutto il mondo piomba in uno stato di “loop temporale” assediato da delle specie di draghi cattivi rapiti dal cast dei Power Rangers. O quando Amy Pond ha dovuto collaborare con la se stessa vecchia per impedirle di esistere.
Di contro, sempre dalla Gran Bretagna, un’opera che ha gestito in maniera estremamente razionale il viaggio nel tempo è Harry Potter.
Nel terzo libro, “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban”, il problema dei paradossi viene risolto alla radice: qualsiasi azione compiuta tornando indietro nel tempo si è già verificata, quindi non puoi tornare indietro per modificare qualcosa che hai visto con i tuoi occhi perché se potessi farlo lo avresti già visto, quindi anche se ci provassi qualcosa te lo impedirebbe. Peccato che poi la Rowling abbia totalmente distrutto questa realtà nel sequel teatrale “La maledizione dell’erede”, reintroducendo i viaggi nel tempo (come dicevo, agli inglesi piacciono un casino) e facendo finta che i paradossi temporali non esistano. Tanto è magia.

Parliamo di Tenet.
Christopher Nolan non è nuovo a film che infrangono lo scorrere lineare del tempo. Nel film Inception, uno dei film più difficili da decifrare nella storia del cinema, il regista si è divertito a giocare con la velocità con cui scorre il tempo all’interno dei vari strati dei sogni, creando dei mondi “super veloci” in cui i personaggi possono agire per ore mentre nel mondo reale passano appena cinque minuti.
In Interstellar ha giocato nel senso opposto: il viaggio dell’astronave dei protagonisti, passando vicino a un buco nero, rallenta il proprio tempo in modo così drastico che i protagonisti, in pochi minuti, compiono salti temporali in avanti di diversi anni, per non parlare del finale in cui il tempo stesso assume tutto un altro significato.
In Tenet assistiamo a qualcosa di totalmente diverso. Dal poco che si è riusciti a capire dal trailer e dai vari pre-show, lunghi diversi minuti e sparati quasi a tradimento nei cinema spacciandoli per normali trailer, nel film è presente un elemento chiamato Tenet capace di riavvolgere il tempo. Non come in Prince of Persia né come in Life is Strange, dove il giocatore si “limita” a riavvolgere il tempo, bensì con delle modalità totalmente nuove: un singolo oggetto compie le sue azioni al contrario, mentre il resto del mondo continua a scorrere normalmente. Vengono rese quindi possibili pistole che quando sparano invece di eiettare il proiettile lo raccolgono, macchine esplose che raccolgono le fiamme e si rimettono in carreggiata e onde che si staccano dalle navi per tornare in mare.
Questa è una concezione totalmente nuova del viaggio nel tempo che potrebbe essere un’enorme fonte di ispirazione per opere future. Il riavvolgimento temporale di un singolo oggetto mentre il resto del mondo continua a scorrere non solo permette infinite possibilità e nuove idee, ma rimuove alla radice la possibilità di paradossi temporali durante l’utilizzo di questo “potere”, rendendolo di fatto “sicuro” da usare durante la progettazione della storia.
Fino ad ora erano state ben poche le opere con una concezione così flessibile del flusso temporale e in nessuna era mai stato investito così tanto. Nolan, infatti, non è un regista di successo per fortuna o per una mera questione patrimoniale: i suoi film sono studiati per durare nel tempo e invecchiare il più lentamente possibile, tramite la riduzione all’osso della CGI e la ripresa in camera di tutte le scene possibili. In Inception, per esempio, per girare una scena che nel film dura circa un minuto ha fatto portare un treno in mezzo a una vera strada e l’ha fatto schiantare contro delle vere macchine. In Tenet è andato ben oltre, schiantando un aereo contro un vero edificio. Forse questo è uno dei motivi per cui Interstellar ha ricevuto un’accoglienza in generale più tiepida rispetto ad altri suoi lavori, data l’impossibilità di evitare la CGI (che è comunque di tutto rispetto come confermano gli Oscar).
In conclusione si può dire che Christopher Nolan sta portando avanti con orgoglio la britannica visione del tempo per cui non esistono regole, ma solo eccezioni. Tenet uscirà nelle sale italiane il 26 Agosto e nonostante la situazione globale in corso non è difficile immaginare la folla che si riverserà nei cinema per vederlo fin dai primi giorni.
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