Tenet sarebbe stato fantastico come libro

Tenet è uno di quei film introspettivi che ti offrono una quantità incredibile di spunti di riflessione. Primo tra tutti: perché i personaggi più indossano abiti eleganti e più sono cattivi? Insomma, nella prima metà del film al protagonista viene pure detto “se vuoi infiltrarti dovrai usare abiti più costosi”. Non si vede un antagonista vestito di stracci dai tempi di Voldemort ormai, tutti vestiti con abiti che costano quanto una macchina.

Da qui in avanti ci saranno degli spoiler sul film.

Se non l’avete ancora visto prima correte al cinema, finché è ancora in sala, poi tornate qui. Oppure se non vi interessa c’è wikipedia.

Un’altra cosa che ti lascia il film dopo la visione è la confusione mentale che ti costringe a rientrare in sala e riguardartelo altre tre volte. Per poi comprare il blueray, quando uscirà, e guardarselo tutto anche al contrario. Perché sì, la modalità del viaggio nel tempo utilizzate nel film è spettacolare e incredibilmente incasinata. Singoli oggetti o interi plotoni vengono “invertiti” attraverso delle apposite “camere doppie” e iniziano a viaggiare indietro nel tempo; ciò che viaggia “invertito” vede tutto il mondo attorno a sé viaggiare all’indietro: persone che camminano all’indietro, macchine che viaggiano in retromarcia, fumo che rientra nei tombini. Dall’altro lato, tutto il mondo vede i “viaggiatori invertiti” muoversi al contrario. Un’idea geniale che probabilmente varrà al film varie emulazioni di più scarsa qualità come accade sempre quando qualcuno ha una buona idea. Senza fare nomi.

Ovviamente questo ha delle implicazioni di una complessità tale che per capire il finale del film mi sono dovuto andare a cercare l’estratto su YouTube e riguardarlo più volte avanti e indietro. Per non parlare di tutto ciò che il film lascia sottinteso, come i “proiettili invertiti” molto più pericolosi delle normali pallottole. Perché? Il film non lo dice, ma a logica possiamo immaginarlo: un proiettile normale quando ti colpisce rallenta; un proiettile invertito quando ti colpisce accelera. E più velocità vuol dire più danni. E se solo per un proiettile bisogna fermarsi a pensare a cosa succede immaginatevi quando un personaggio “invertito” prende una macchina e inizia a correre in autostrada all’indietro. Per riuscire a raccapezzarsi nella matassa temporale che si crea bisogna mettere in pausa il film, prendere un foglio di carta, due evidenziatori colorati e iniziare a tracciare linee e cerchi.

E questo è uno dei motivi per cui sotto forma di libro sarebbe stato più semplice capirlo. Quando leggi non hai bisogno di mettere in pausa lo schermo, basta fermare la lettura. Puoi anche tornare indietro (con le pagine, non nel tempo) e rileggere qualcosa se pensi che ora ti potrebbe essere più chiaro. Puoi mettere segnalibri alle pagine che pensi potranno esserti utili in futuro… o nel passato, la cosa inizia a essere complicata.

Tornando ai proiettili che viaggiano al contrario: all’inizio del film al protagonista viene detto che non bisogna “capire”, ma “sentirlo”. Un grosso limite in un film dato che il cinema può coinvolgere solo due sensi: vista e udito. Ad esempio quando il protagonista si “esercita a percepire gli oggetti al contrario” possiamo immaginare il fatto che avverta sui polpastrelli il contatto che sta per avvenire con l’oggetto che gli sta tornando in mano dato che il flusso inverso prevede che lui lo abbia “lanciato al contrario”, ma nel film questo non è ovviamente possibile da trasmettere allo spettatore.

Con un libro puoi. La carta prevede il coinvolgimento di tutti i sensi: puoi descrivere il tatto, i sapori e gli odori. Questo è un limite che un film supera solo con trovate particolarmente brillanti.

Un altro fattore molto importante è la musica: durante la lettura del libro non c’è una colonna sonora. Normalmente questo sarebbe un male, ma dato che Christopher Nolan non ha ancora capito che non deve sfondare i timpani agli spettatori forse se ne potrebbe fare a meno. Almeno dopo Interstellar ha capito che mentre i personaggi parlano la musica deve abbassarsi un po’.

Ci sono altri aspetti in cui un eventuale libro avrebbe potuto fare un lavoro migliore rispetto al film? Sì, ad esempio l’introspezione del protagonista. Ci sono varie scene in cui non è chiaro cosa gli passi per la testa, ad esempio durante l’inseguimento delle auto al contrario in cui cerca di passare al se stesso del futuro una parte dell’algoritmo. Quella scena è confusa e a una prima visione risulta difficile capirla appieno, mentre attraverso un filtro del personaggio più attivo sarebbero stati chiari fin da subito gli elementi chiave. Anche se c’è da dire che la sua prima scena di inversione è stata girata molto bene per rendere l’idea del suo spaesamento.

Ovviamente per un film del genere, basato molto sulle sensazioni e sulla percezione dei personaggi, la narrazione in un libro per rendere al meglio dovrebbe essere resa in prima persona. Questa scelta aggirerebbe anche il problema riguardo il nome del protagonista: egli infatti per tutto il tempo evita accuratamente di dire il proprio nome (nei titoli di coda viene chiamato proprio “il protagonista”), cosa che in una narrazione in terza persona costituirebbe un grosso problema.

Peccato che in un libro non ci puoi mettere Robert Pattinson e quindi non se lo sarebbe letto nessuno.



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